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Tomba della Quadriga infernale Sarteano
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Tomba della Quadriga infernale
Biglietto da visita (vCard)
L'eccezionale rinvenimento della Tomba della Quadriga Infernale avvenuto nell'ottobre 2003 nel corso delle annuali campagne di scavo nella monumentale necropoli delle Pianacce ha costituito una delle scoperte più significative nel campo dell'etruscologia degli ultimi decenni.
La tomba, scavata nel travertino ad una profondità di cinque metri con un lungo dromos di accesso, è decorata da un ciclo pittorico con colori vivaci e accesi sopra un intonaco bianco, conservato in maniera sorprendente.
Ma la sua eccezionalità è costituita soprattutto dai temi iconografici trattati. Sul lato destro del corridoio di accesso è raffigurata una quadriga, composta da due leoni e due grifoni, che traina un carro condotto da un demone con volto arcigno e sguardo spiritato.
Si tratta probabilmente di una raffigurazione innovativa del demone Charun, omologo del Caronte greco come accompagnatore delle anime verso l'Ade, ma nel ruolo di auriga come non è mai attestato nelle raffigurazioni dell'arte etrusca.
Al di là di una nicchia scavata lungo il corridoio compare una scena di grande vivacità: due figure maschili distese sul letto per banchetto in atteggiamento molto affettuoso e che rappresentano i due defunti nella tomba mentre sono a banchetto nell'Ade. Forse padre e figlio, come dimostra la differenza di età raffigurata.
Accanto a loro un servitore con in mano un colino il vino.
Al di sotto di tutto l'affresco, corre un fregio di delfini che si gettano tra le onde marine, rappresentazione simbolica del passaggio al mondo ultraterreno.
All'interno della quadrangolarecamera terminale, è dipinto un grande serpente a tre teste che rappresenta uno dei tanti mostri dell'immaginario funerario etrusco, così come il più frequente ippocampo che compare sulla parete di fondo. Sotto l'ippocampo troneggia un colossale sarcofago di alabastro grigio con il defunto recumbente appoggiato a due cuscini e una doppia kline a rilievo sulla cassa.
Tutto il corredo è stato trovato in stato estremamente frammentario e recuperato con un accurato lavoro di restauro.
Di esso fanno parte tre splendide coppe a figure rosse: due della cosiddetta Officina Senese e una del Gruppo Clusium, oltre a ceramiche a vernice nera, particolarissimi brucia profumi decorati con uccelli, ceramiche grigie e acrome, anfore, pedine da gioco in pasta vitrea.
Sia lo stile delle pitture che gli oggetti del corredo rimandano ad una cronologia alla seconda metà del IV secolo a.C. e i confronti stilistici delle pitture ci dicono che le maestranze che le dipinsero provenivano da Orvieto dove avevano a lungo lavorato nella necropoli di Settecamini.
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